Il Trattamento colon irritabile con ozonoterapia sussiste in modo continuativo per almeno 3 mesi ed è spesso associato a gonfiore, meteorismo, flatulenza, nausea, cefalea, ansia, stanchezza, umore depresso, disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione.
L’attività intestinale spesso è caratterizzata dall’alternarsi di periodi di stipsi e diarrea. In alcuni casi di colon irritabile il dolore è saltuario e si risolve con la defecazione in altri invece si nota una diarrea “urgente”, non dolorosa, in concomitanza con i pasti.
Comunemente si parla di colite, termine generico per indicare un’infiammazione del colon. Anche se in realtà ne esistono di diversi tipi la colite psicosomatica (o colon irritabile) è quella più diffusa (e in forte aumento nella popolazione).
Tradizionalmente, in medicina, la sindrome del colon irritabile è una diagnosi di esclusione. In assenza di un test di laboratorio in grado di rilevare la colite, resta una patologia indefinita spesso difficile da diagnosticare. I sintomi del colon irritabile sono diversi da soggetto a soggetto e questo rende più difficoltosa la diagnosi da parte del medico, che deve escludere patologie simili come diverticolite, morbo di Crohn, ecc.
Cause del colon irritabile Le cause che provocano questa malattia non sono ancora del tutto chiare, anche se dai risultati di numerose ricerche scientifiche sembra ormai nota la correlazione diretta tra la colite psicosomatica e il ripetersi nel tempo di condizioni di stress, ansia, emozioni negative nella vita del paziente.
Questi fattori psicologici sarebbero a loro volta intensificati da uno stile di vita sedentario, alimentazione disordinata e povera di fibre, assunzione di alcol, caffeina, fumo, situazioni molto comuni nella nostra società. La letteratura evidenzia che l’assetto psicologico del soggetto ha un ruolo determinante nella patogenesi della colite. Perfezionismo, autocritica, catastrofismo e difficoltà ad esprimere bisogni ed emozioni rappresentano tratti personologici spesso associati alla sindrome.
Lo stress inoltre risulta essere un fattore precipitante l’insorgenza della patologia stessa. Quest’ultimo, se ripetuto, potrebbe portare ad un indebolimento del sistema immunitario, ad una ipersensibilità del colon e ad una maggior probabilità di contrarre infezioni. Tutti aspetti che si ritrovano in pazienti affetti da tale patologia e che ne spiegano le concause.
I sintomi stessi infine possono costituire causa di ansia, stati emotivi negativi che alimentano e mantengono il circolo vizioso alla base della sindrome. Una predisposizione genetica infine potrebbe costituire un fattore di vulnerabilità insita nel soggetto stesso al colon irritabile (è stato ipotizzato il coinvolgimento del cromosoma 9 e degli estrogeni)
La sindrome del colon irritabile (o colite), dunque, è ormai considerata un disturbo a base non organica e fa parte di tutta quella vasta gamma di disturbi psicosomatici. La teoria dei 2 cervelli riconosce un collegamento tra il sistema nervoso centrale e l’intestino che bene descrive il legame tra psiche e soma insito in tale sindrome. Cura della sindrome del colon irritabile
Non esiste una cura efficace al 100% e la cura della colite psicosomatica è prevalentemente mirata alla riduzione dei sintomi del colon irritabile. E’ utile modificare la dieta, introducendo un apporto maggiore di fibre e di liquidi, ed evitando alimenti a rischio (es. formaggi stagionati, insaccati, frutta con semi, melone, legumi, agrumi, funghi e bibite gassate). Serve anche cambiare stile di vita, incrementando l’esercizio fisico.
Farmaci come antispastici, antidiarroici e lassativi vanno limitati all’effettivo bisogno nei periodi di crisi acuta. Non devono essere usati troppo a lungo poiché causano assuefazione. In generale, comunque, queste indicazioni hanno effetti modesti e temporanei.
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L’ozonoterapia consiste nell’uso di una miscela di ossigeno e ozono per scopi terapeutici. Esistono diverse modalità di somministrazione dell’ozono a seconda della patologia da trattare.The American Cancer Society, considera l’ozonoterapia e l’esposizione a ozono inutili o dannose, e diverse revisioni sistematiche confermano l’assenza di evidenze sanitarie positive. Secondo altri punti di vista la validità scientifica di questa forma di terapia sarebbe controversa: se taluni ritengono che l’ozono abbia proprietà terapeutiche, altri ritengono che si tratti di una pratica non scientifica priva di effetti benefici. L’Istituto Superiore di sanità, rilevando la mancanza di dati qualitativamente e quantitativamente sufficienti a generare delle evidenze scientifiche, nel 2006 convocò una conferenza di consenso al fine di analizzarne i principali aspetti epidemiologici, economici e organizzativi del trattamento per lombosciatalgie da ernia discale. La stessa Federazione Italiana di Ossigeno-Ozonoterapia fa rientrare tale pratica nell’alveo delle medicine non convenzionali per le quali deve essere doverosamente informato il paziente circa le riserve esistenti sulla asserita efficacia terapeutica. Secondo i sostenitori di questa tecnica si otterrebbero, nei casi di dorsopatia, risposte positive fino al 70-80% dei casi. Secondo ricercatori dell’Università di Siena la tecnica sfrutterebbe i seguenti meccanismi d’azione sul dolore:
- L’attivazione del sistema antinocicettivo discendente.
- Rilascio di endorfine, che bloccano la trasmissione del segnale nocivo al talamo e la corteccia cerebrale
- Ipostimulatione con elevazione della soglia di attivazione, collegato alla degenerazione ossidativa dei nocicettori-C.
- Simultanea stimolazione psicogena del sistema analgesico centrale indotta dalla iniezione di gas, in qualche modo a causa di un utile effetto placebo.
- Localizzata ossigenazione e analgesia, importante in termini di rilassamento muscolare e vasodilatazione e riattivazione del metabolismo muscolare, favorendo l’ossidazione del lattato e la conseguente neutralizzazione dell’acidosi, inoltre si ottiene una maggiore sintesi di adenosina trifosfato (ATP) con riassorbimento del Ca2+ e infine un riassorbimento dell’edema. Inoltre, un ulteriore effetto analgesico può essere derivato dalla induzione di enzimi antiossidanti.
Prove su animali dimostrerebbero che l’iniezione di ossigeno decomprime l’ernia del disco con conseguente ritiro del disco, ciò con prove sufficienti sulla sicurezza del trattamento clinico. (Wikipedia)