Le Infezioni batteriche sono in grado di mettere ko l’organismo e richiedere persino un ricovero in Terapia intensiva.
È ciò che ha colpito Madonna, pop star internazionale costretta a interrompere il suo tour mondiale proprio per questo. Secondo il suo manager, l’infezione della è stata “grave” e ha portato, appunto, a “una degenza di diversi giorni in Terapia intensiva”. Ma cos’è un’infezione batterica? E perché può costringere a un ricovero d’urgenza in ospedale, o persino minacciare la vita di una persona?
Cos’è l’infezione batterica In pratica, l’infezione batterica si verifica quando un batterio normalmente non presente all’interno, entra nel corpo, oppure un batterio già presente nel corpo, si moltiplica in modo dannoso per l’organismo. Si tratta di infezioni molto comuni e spesso possono essere trattate a casa.
Ma non sempre le infezioni sono causate da batteri che provocano sistematicamente una malattia, possono essere anche provocate da microrganismi presenti normalmente nella maggior parte delle persone sane. Questi stessi batteri innocui, possono però diventare patogeni quando si trovano in una zona del corpo nella quale non dovrebbero essere, o quando sono presenti in numero troppo elevato, come può accadere in caso di abbassamento delle difese immunitarie.
Esistono tuttavia ceppi di batteri sempre patogeni (per es. i ceppi entero emorragici del batterio Escherichia coli). Le infezioni più diffuse Quando spostiamo lo sguardo sui batteri responsabili delle infezioni più comuni, in cima alla classifica c’è lo Streptococcus pneumoniae – lo pneumococco – , che si trova abitualmente nel naso e nella faringe di molte persone sane.
L’intera popolazione è quindi responsabile della trasmissione di questo batterio alle persone anziane, ai bambini e alle altre persone vulnerabili, che possono così sviluppare pericolose infezioni: provoca ogni anno un migliaio di infezioni gravi (del sangue o delle meningi) e varie migliaia di polmoniti. È inoltre responsabile di numerose infezioni che guariscono spontaneamente, come alcune otiti e alcune bronchiti.
Subito dopo viene lo Staphylococcus aureus – lo stafilococco aureo – , che fa parte della flora microbica della pelle di un terzo della popolazione, senza provocare malattie. A dipendenza del tipo (ceppo) e dello stato del sistema immunitario della persona infetta, lo stafilococco aureo può generare infezioni della pelle, delle ossa, dei tessuti molli e persino del sangue.
Negli ospedali lo stafilococco aureo è la causa più frequente d’infezione delle ferite chirurgiche. Negli allevamenti di animali può provocare diverse infezioni, in particolare alle ghiandole mammarie delle mucche da latte. E poi c’è l’Escherichia coli, che appartiene alla famiglia degli enterobatteri. Questi batteri colonizzano l’intestino dell’uomo e degli animali senza causare malattie; sono utili e costituiscono parte della normale flora intestinale.
Tuttavia Escherichia coli può innescare infezioni quando si trova in altri organi (infezioni urinarie, infezioni intra-addominali e nei neonati delle meningiti). Alcuni ceppi patogeni di Escherichia coli (es. il ceppo O157:H7, che produce una tossina) circolano tra animali, derrate alimentari e l’uomo, nel quale possono provocare febbre, nausea, vomito, crampi allo stomaco e diarrea. In casi eccezionali queste infezioni possono risultare fatali.
Seue l’Klebsiella pneumoniae, anch’esso enterobatterio che normalmente colonizza il tubo digerente dell’uomo e degli animali. È uno dei microrganismi che provoca il maggior numero di infezioni nosocomiali e delle vie urinarie o respiratorie, in particolare gravi polmoniti.
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L’ozonoterapia consiste nell’uso di una miscela di ossigeno e ozono per scopi terapeutici. Esistono diverse modalità di somministrazione dell’ozono a seconda della patologia da trattare.The American Cancer Society, considera l’ozonoterapia e l’esposizione a ozono inutili o dannose, e diverse revisioni sistematiche confermano l’assenza di evidenze sanitarie positive. Secondo altri punti di vista la validità scientifica di questa forma di terapia sarebbe controversa: se taluni ritengono che l’ozono abbia proprietà terapeutiche, altri ritengono che si tratti di una pratica non scientifica priva di effetti benefici. L’Istituto Superiore di sanità, rilevando la mancanza di dati qualitativamente e quantitativamente sufficienti a generare delle evidenze scientifiche, nel 2006 convocò una conferenza di consenso al fine di analizzarne i principali aspetti epidemiologici, economici e organizzativi del trattamento per lombosciatalgie da ernia discale. La stessa Federazione Italiana di Ossigeno-Ozonoterapia fa rientrare tale pratica nell’alveo delle medicine non convenzionali per le quali deve essere doverosamente informato il paziente circa le riserve esistenti sulla asserita efficacia terapeutica. Secondo i sostenitori di questa tecnica si otterrebbero, nei casi di dorsopatia, risposte positive fino al 70-80% dei casi. Secondo ricercatori dell’Università di Siena la tecnica sfrutterebbe i seguenti meccanismi d’azione sul dolore:
- L’attivazione del sistema antinocicettivo discendente.
- Rilascio di endorfine, che bloccano la trasmissione del segnale nocivo al talamo e la corteccia cerebrale
- Ipostimulatione con elevazione della soglia di attivazione, collegato alla degenerazione ossidativa dei nocicettori-C.
- Simultanea stimolazione psicogena del sistema analgesico centrale indotta dalla iniezione di gas, in qualche modo a causa di un utile effetto placebo.
- Localizzata ossigenazione e analgesia, importante in termini di rilassamento muscolare e vasodilatazione e riattivazione del metabolismo muscolare, favorendo l’ossidazione del lattato e la conseguente neutralizzazione dell’acidosi, inoltre si ottiene una maggiore sintesi di adenosina trifosfato (ATP) con riassorbimento del Ca2+ e infine un riassorbimento dell’edema. Inoltre, un ulteriore effetto analgesico può essere derivato dalla induzione di enzimi antiossidanti.
Prove su animali dimostrerebbero che l’iniezione di ossigeno decomprime l’ernia del disco con conseguente ritiro del disco, ciò con prove sufficienti sulla sicurezza del trattamento clinico. (Wikipedia)